Giulio Latini (Italia)

Durata: 10′ 34″

Tra visibile e invisibile, i segni, i volti, i corpi del naufragio di ieri e di oggi cortocircuitano in un unico ritratto dolente dello sprofondamento del senso. Dove il legno della Croce e le tavole di una zattera alla deriva si fondono nelle latitudini e longitudini di carte geografiche ormai inutili. Ma la custodia ultima dell’umano non è ancora quella delle tenebre.
L’ultimo naufragio trae la sua ispirazione principale dal dipinto Le Radeau de la Méduse (1819) di Jean-Louis Théodore Géricault. Un dipinto, a sua volta, ispirato a un tragico episodio accaduto ai primi di luglio del 1816: al largo delle coste senegalesi, una zattera lunga venti metri e larga sette, costruita con i resti della fregata della marina francese “Medusa”, fu volutamente abbandonata a in balia delle forti correnti dell’oceano con il suo carico accatastato all’inverosimile di 152 uomini.

 

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