Italia 2024

Autore: Ilaria Pezone

Tempo: 00:25:10

Una videoperformance senza attori. Un personaggio piuttosto disturbante compie delle azioni strane. I suoi bisogni non vengono compresi dagli altri, e lui stesso non capisce le altre persone, anche se cerca di farlo attraverso il loro linguaggio computerizzato.
Il film è tragicomico e possiede un’ambientazione onirico-surreale anche nell’idea dell’inconscio tecnologico. Si offre a letture differenti: un se stesso ordinario, che cerca all’interno la sua identità, esteriormente di dispiega, abbandonando così la posizione verticale, con una vita fatta di lingue incomprensibili, eppure continuamente connesse alla realtà, della incomunicabilità anche dei bisogni primari, e della relativa sofferenza.
Desacralizzante più che dissacrante, rispetto a simboli consumati. Si incontrano molti ostacoli: nel districare il messaggio, così come nella visione. La macchina da presa limita lo sguardo e denuncia i difetti in un modo non affettivo. Suggerisce che sia una finzione ma documenta il disagio e l’incomunicabilità, attraverso un lessico asintattico, che forse la tecnologia spinge alla decostruzione, coperto da un flusso di coscienza confuso e ininterrotto. In questo percorso, puoi trovare te stesso ma anche perderti definitivamente.

A videoperformance without actors. A slightly disturbing character does strange things. When leaving the house he habitually rolls over and his basic needs are not understood by others. He himself does not understand others, but he tries adopring their computerized autocomplete language.
The film is tragicomic and has a dreamlike-surreal setting also in the idea of the technological unconscious. It lends itself to different readings: an ordinary self, internally searching for its identity, externally rolls through, thus abandoning the upright position, its life made up of incomprehensible languages but with continuous connections to reality, of the incommunicability of even primary needs, and of relative suffering. Desacralizing rather than desecrating, of worn out symbols. Many obstacles are encountered: in untangling the messages, as well as in vision. The camera limits the gaze and denounces the defects in an unaffective way. It suggests that it is fiction but documents the discomfort and the incommunicability, through an asyntactic lexicon, which perhaps technology facilitates in deconstructing, overlaid by a confused and uninterrupted flow of consciousness. You can find yourself but at the same time get lost in this rolling.